HO PAURA LO CONFESSO
Oggi è il 25 Aprile e quest’anno questa ricorrenza la sento lontana da me, mi è aliena più di quanto non lo fosse già negli anni passati.
Se l’anno scorso, due anni fa, 5 anni fa, non mi sarei unito all’ipocrisia della retorica liturigia della Liberazione, per evidenti elementi che testimoniavano e testimoniano la totale assenza di sovranità e indipendenza nazionale, quest’anno non solo non mi unisco, ma mi limito a soffrire in silenzio.
In tutta onestà ho ingenuamente confidato nel fatto che almeno questa giornata la avrebbero in qualche modo salvata dall’ondata di nazismo dilagante, ma mi sono sbagliato. E forse è esattamente questo quello che mi inquieta: non riuscire a prevedere ogni mossa, non riuscire a ipotizzare quanto infinito sia il livello della escremenzialità ideologica della classe dominante.
Ho paura, un tipo di paura nuovo che mai prima ho provato e che non riesco a descrivere. È un sentimento nuovo, tremendamente oscuro. È una paura profonda e ancestrale che mi attorciglia le budella, mi opprime la testa, mi stringe il cuore e mi soffoca. Non ho paura di eventuali conseguenze poliziesche, né paura di retate squadriste. Ho paura della passività. La passività che ormai caratterizza tutti noi, pure quelli tra noi che da anni urlano nel deserto: pure noi siamo, a modo nostro, passivi.
Siamo di fronte al grande ritorno in pompa magna del nazifascimo in Italia. Reazione: passività. Si prepara ormai il gran colpo di scena finale, la sospensione definitiva delle ultime libertà politiche che porranno fine a quei residui spazi di democrazia politica, smascherando questa finta democrazia; sarà la fine della lunga e lenta agonia del Parlamento italiano, della partitocrazia traditrice.
Chi si opporrà verrà prima intimidito, come ieri i compagni di Bologna intimiditi da 50 nazisti ucraini, poi verrà picchiato, poi magari rapito nottetempo e infine torturato ed ucciso, come monito per tutti gli altri che vorranno in qualche modo lottare, anche se passivamente. È tutto così chiaro, eppure c’è chi non vede. Chi non vede per malafede – finti comunisti e finti anti-sistema predicatori di falsi profeti – e chi non vede per miopia o per paura di ammettere che la scure è anche sulla loro testa.
Ho anche paura della confusione ideologica, grande capolavoro dell’elite mondiale, che ha reso i popoli dapprima apatici, poi confusi e infine ipnotizzati. Non mi frega nulla se buona parte delle masse oggi non crede alle menzogne dei giornali e della tv sulla guerra, perché fra un paio di mesi, quando il nazismo sarà la regola tutti, ma proprio tutti, accetteranno passivamente. Tranne un paio di lupi solitari, messi ai margini della società, resi invisibili, così più facilmente eliminabili e senza correre il rischio di creare lo sdegno fra le mandrie inebetite.
Ho paura che oltre la reazione passiva diventi accettazione, normalizzazione ed infine consuetudine. Non mi spaventa il Male, mi spaventate voi, masse, che lo accettate. Perché il Male lo si può combattere, le masse invece le devi convincere.
Oggi 25 Aprile 2022 verrà ricordato come il giorno dell'infamia. Un giorno in cui un manipolo di nazisti guidati da un pugno di ascari atlantisti ha macchiato l'onore di chi in questo giorno lottò e sconfisse il Male anche a costo del suo stesso sangue.
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